Notti Attiche: mettere a fuoco l’aura – i gradi di narrazione
Questa notte attica di Fabrizio Grillenzoni accompagna Arufabetto lungo il circuito interno ed esterno del narrare
Daniel Mendelsohn
Tre anelli (Einaudi, 2021)
Inattualità. Rincontrare dopo, chissà, mezzo secolo Mimesis di Erich Auerbach e grazie a Mendelsohn, incrociare quel testo sacro di gioventù con la teoria letteraria della “composizione ad anelli” di W. A. A. Van Otterlo, applicata all’epica greca da questo studioso olandese fin là sconosciuto.
Il mondo della digressione. Il senso della digressione, in letteratura e nella vita, senso speculare. Tutta la prima parte dell’Odissea è digressione. Telemaco è il protagonista, non Ulisse: viaggia a Pilo e a Sparta sulle tracce del padre, incontra Nestore e Menelao, molto apprende sulla guerra di Troia. Ma è lui il viaggiatore, il suo è un “viaggio di formazione”. Poi l’anello si chiude dove si era aperto, Telemaco è di nuovo ad Itaca, il protagonista è di nuovo Ulisse, ma Telemaco non è più lo stesso. Forse a sua insaputa, forse lo scoprirà tra decenni. Riprende il flusso della narrazione fino all’epilogo, con altri anelli che si susseguono, come quello dell’agnizione di Ulisse da parte della nutrice grazie alla cicatrice sulla coscia dell’eroe.

Auerbach non gradiva questa tecnica narrativa. Un dispiacere costatarlo. La digressione gli appare una distrazione rispetto al filo della narrazione. Mette a confronto, appunto, il viaggio di Telemaco con la narrazione del sacrificio di Isacco nella Genesi. Da una parte le lunghe peripezie del figlio di Ulisse, le narrazioni dei suoi ospiti. Dall’altro una vicenda scarna: l’intimazione di Dio, il dramma del padre, l’obbedienza, tre giorni di viaggio verso un monte non meglio identificato, in una natura non descritta, in compagnia di servitori anonimi, fino al noto epilogo.

Narrazione “lineare”, il nocciolo indisturbato da curvature, separazioni, ricongiunzioni. Questo Auerbach sembrava gradire. Una visione direzionale, razionale, coerente in qualche modo con la ricerca di una “letteratura mondiale” che Auerbach perseguiva.
Eppure. Proviamo a raccontare una vita. Che ne è stato del Partigiano Johnny? Dello studente che prende l’anello della Resistenza? Dove, con quale formula omerica l’anello si sarà chiuso? Se Fenoglio non se ne fosse andato presto forse ce lo avrebbe fatto rincontrare. Vicino a una donna? Felice? Malinconico? Magari a passeggio tra i tigli calviniani, guardando con speranza una fanciulla dalle guance di pesca. A noi immaginare la chiusura, e la riapertura di un seguito di anelli.
Conosciamo invece i tragici anelli di Primo Levi. Chimico, partigiano, deportato, sopravvissuto, scrittore. Anelli che si separano e si ricongiungono, finché l’ultimo drammaticamente si spezza, il ritorno è impossibile, troppo doloroso. Ma gli anelli sono tutti là, a noi guardarli attoniti.

Tutto il contrario dell’heri dicebamus crociano: che errore voler mettere tra parentesi storia e vita. L’anello del fascismo si chiude, si torna, ma guai a non vedere che è dentro la storia e dentro di noi. Oggi si vede e come.
Nei Tre anelli di Mendelsohn c’è molto di più. Les Aventures de Télémaque di Fénelon, l’anello che col tempo si ricongiunge tra Swann e Guermantes. Sarà, forse, per un’altra notte.
(Fabrizio Grillenzoni)
Tags In
Related Posts
Categorie
- Cinema
- Creatività
- Creazioni
- Critica cinematografica
- Cultura
- editing
- Estetica
- Impegno civile
- Interviste
- Letteratura
- Letteratura del Novecento
- Letteratura europea
- Letteratura femminile
- Letteratura rumena
- Lettura
- Libri
- linguaggio
- Mare e scrittura
- Memoria
- Narrazione
- Neurologia
- Neuroscienze
- Notti Attiche
- Novecento
- People
- Poesia
- Processi creativi
- Resistenza
- Ricerca
- romanzi
- Rubrica
- Servizi di scrittura
- Storia dell'arte
- Storia della letteratura
- Uncategorized
- Zeitgeist