Notti Attiche – Ferragosto su Saturno: lo spirito di Sebald
“Parlammo del mese di agosto, così vuoto e così silenzioso. For weeks, disse Michael, there is not a bird to be seen. It is as if everything was somehow hollowed out. Tutto sta per reclinare il capo, solo le erbacce crescono ancora…”
W.G. Sebald, Gli Anelli di Saturno
Arufabetto è stato abbastanza disciplinato a non ripercorrere tutti i sentieri percorsi dai suoi autori preferiti, anche perché questa rischierebbe di diventare la sua occupazione principale. Con Sebald la tentazione si unisce al rimpianto di non aver ascoltato le sue lezioni all’università dell’East Anglia e aumenta leggendo quanto scritto da Fabrizio Grillenzoni.
Lo spirito di Sebald
Austerlitz, Adelphi 2013
Gli anelli di Saturno, Adelphi 2012
L’ho incontrato tardi. E lui se ne è andato presto. Destino beffardo, W G. Sebald il camminatore, il consumatore di suole per mettere insieme pensieri, se ne va in un incidente d’auto, dolorosa nemesi. Scompare come era scomparso dalla Germania, incapace di portare il fardello dei crimini del suo paese.
Con Silvia in treno da Bruxelles ad Anversa, sulle tracce di Austerlitz. Troviamo sulla sinistra della facciata della stazione il “negro” coperto di verderame col suo dromedario, esotismi che richiamano il confinante giardino zoologico, immaginati e voluti dal criminale-mecenate Leopoldo. Seguiamo Sebald all’interno cercando di sentire con lui la maestosità del luogo, cattedrale più che terminale o inizio di viaggio. La sala d’aspetto è scomparsa, mensa del personale. Luogo d’incontro con Austerlitz e spunto di riflessione che mostra come lontani gli anni Sessanta siano dai non-luoghi augeriani. Tutto il contrario. La solitudine quasi attonita del viaggiatore in attesa lo rende pronto all’apertura, fino alla confidenza. Austerlitz rimane riservato, ma non esita a riversare le sue conoscenze e i suoi pensieri. Soprattutto sul tempo. Perché al di sopra delle divinità leopoldiane, la miniera, l’industria, il traffico, il commercio e il denaro, troneggia il tempo, l’orologio, “governatore della nuova onnipotenza” che sorveglia i movimenti i tutti i viaggiatori, guardandoli dall’alto in basso, mentre gli umani devono tutti alzare lo sguardo per coglierlo, “costretti a regolare su di esso le proprie attività”. Senza dubbio, dice Austerlitz, “il rapporto fra spazio e tempo, così come ne facciamo esperienza noi viaggiando, ha ancor oggi qualcosa di illusionistico e di illusorio, ed è anche per questo che ogni qualvolta ritorniamo da un viaggio, non sappiamo mai con certezza se davvero siamo stati via”. L’alter ego Austerlitz ci porta nella profondità dell’anima.
Camminando, ovvio, W. G. S. arriva a Ilketshall S. Margaret. Nei pressi c’è Bungay, teatro di storia struggente e suggeritrice di riflessione. 1795. Ci vive il reverendo Ives, con moglie e giovane figlia. In estate è ospite un giovane aristocratico francese in fuga dalla Rivoluzione. È François de la Rochefoucauld, che nelle serate affascina la famiglia ospite con i suoi racconti di viaggio. Ma chi soggiace è la giovane Charlotte, di cui François diventa precettore, ricambiando la giovanile passione. Fatto inusitato, è la madre che offre a François la mano della giovane, ottenendo un disperato rifiuto: il giovane aristocratico ha già contratto matrimonio di convenienza. Deliquio della mamma e partenza definitiva di Chateaubriand. François rivedrà Charlotte vent’anni dopo a Londra, quando lei lo cercherà per chiedergli una raccomandazione per il figlio che vuole trasferirsi a Bombay. Si riconoscono a stento. Rovistando nelle monumentali Memorie d’Oltretomba Sebald trova un nuovo alter ego chino sulle scelte di vita, perché la Rochefoucauld si domanda come sarebbe stata il suo futuro se avesse mutato i suoi panni e avesse deciso di vivere una vita da gentleman chasseur in quella contea inglese fuori mano. Quanto avrebbe perso la Francia se si fosse volatilizzato in quella maniera? Non sarebbe stata, in fondo una vita migliore? Capacità di Sebald di pescare nella storia, nelle storie, pensieri attuali: il bivio, la scelta, le sliding doors. E ancora: non è forse un’ingiustizia sacrificare la propria felicità all’esercizio di qualche talento? I miei scritti mi sopravviveranno? In un mondo radicalmente cambiato ci sarà ancora qualcuno in grado di comprenderli?
Immaginiamo in quali altri mondi i passi di Sebald ci avrebbero portato.
(Fabrizio Grillenzoni)
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