A cento anni dalla nascita (16 gennaio 1924) ricordiamo, insieme alla figlia Silvia Calamandrei, l’azione politica e culturale di Maria Teresa Regard, partigiana e corrispondente in Asia negli anni Cinquanta e Sessanta

Intervista a cura di Francesca Silvestri

La prima volta che ho incontrato Silvia Calamandrei era con Clara Sereni. Siamo andate insieme a trovarla nella sua casa di Montepulciano, il Villino San Lazzaro tante volte citato da Piero Calamandrei, padre costituente, giurista e scrittore, nonno di Silvia. Clara aveva da poco accettato l’incarico di dirigere la neo-fondata collana «le farfalle» per ali&no editrice dedicata alla narrativa biografica al femminile, genere allora (era il 2011) poco frequentato dall’editoria italiana. L’idea progettuale era quella di creare un percorso editoriale agile, di facile lettura e poche pagine, edizioni leggere come farfalle appunto, ma dai grandi contenuti che potessero raccontare le vite di donne scrittrici e viaggiatrici rimaste, a torto, nell’ombra. Clara Sereni a un certo punto fece il nome di Maria Teresa Regard a cui dedicare la quinta uscita in collana, cercò il numero di Silvia e, dopo oltre cinquant’anni, così dissero, si rividero in un pomeriggio d’inverno. Per me fu un momento importantissimo ed emozionante: ebbi il privilegio di assistere, con commozione e curiosità, a quell’incontro e al racconto di uno spaccato di storia del Novecento dalla viva voce di due protagoniste che ripercorrevano, insieme al ricordo delle loro famiglie, passaggi salienti della ricostruzione dell’Italia repubblicana dopo le macerie del fascismo e della guerra.

Ma chi era Maria Teresa Regard? Cerchiamo di tratteggiarne il ritratto insieme alla figlia Silvia, che ha gentilmente risposto a qualche domanda e ci ha messo a disposizione rare immagini dal suo archivio fotografico, in parte già pubblicate nella monografia Maria Teresa Regard, a cura di Silvia Calamandrei (ali&no editrice, 2012) da cui sono tratti anche i brani virgolettati per gentile concessione dell’editore.

Con il Potala alle spalle, Lhassa 1955

Maria Teresa Regard aveva vent’anni quando entrò nei GAP romani, trentenne partì come corrispondente per la Cina con il marito Franco Calamandrei e successivamente tornò in quei luoghi a distanza di molti anni, in altre parole fu una donna d’azione (culturale e politica). Ci aiuti a tracciarne il ritratto?

Rendere merito alle madri è un’operazione difficile che Clara Sereni mi aiutato a compiere con il progetto editoriale che hai appena citato. E l’indulgenza, lo sforzo di comprensione li ho appresi proprio da lei che ho ritrovato dopo molti anni. Per iniziare vorrei partire da un’intervista raccolta da Alessandro Portelli nel 1996 in cui mia madre diceva: «Se una è coraggiosa, è coraggiosa sempre». Queste parole forse racchiudono il senso di tutta la sua vita culturale e politica. Mai stata ferma Maria Teresa Regard. Da quando, giovanissima, si era avvicinata all’antifascismo al liceo Mamiami di Roma grazie a un professore che aveva introdotto gli allievi a letture, ma fu soprattutto la battaglia di Porta San Paolo a coinvolgerla, spingendola a un impegno più organizzato e coraggioso. Nei Gap romani ha avuto un ruolo di partigiana combattente, portando a termine anche azioni all’Albergo Flora e alla Stazione Termini contro gli occupanti tedeschi. Arrestata, è stata detenuta a via Tasso e questo le darà modo di testimoniare nel processo contro Priebke molti anni dopo quando, già anziana, contribuì alla sua condanna. Insignita della medaglia d’argento al valor militare, rifiuterà però la motivazione sul comportamento “virile” – un po’ come Clara Sereni che nel 2017, insignita Cavaliere del lavoro, rigettò la mancata declinazione al femminile dell’onorificenza scrivendo direttamente al Presidente Mattarella, ndr.

Londra, 1952

Ma il lavoro più importante di Teresa come corrispondente avverrà dopo la Liberazione attraverso i lunghi reportage da Londra e da Pechino dove si era recata insieme a Franco Calamandrei, conosciuto nei mesi della Resistenza romana e sposato nel giugno 1944.

Ho accompagnato bambina i miei genitori nei loro soggiorni all’estero, vivendo così, fin da piccola, un’apertura su altri mondi e altre culture; per loro quel periodo ha significato anche un allontanamento da un’Italia che deludeva le loro speranze. Corrispondenti dal Vietnam, della battaglia vittoriosa di Dien Bienphu, o dal Tibet, dove era ancora presente il Dalai Lama giovane, hanno vissuto in Asia forse il periodo più intenso della loro vita. Luoghi in cui mia madre sarebbe tornata diversi anni dopo.

Teresa a Pechino, 1955

  «Negli anni Ottanta e Novanta del Novecento Maria Teresa Regard torna in Asia, nei luoghi dove aveva vissuto e viaggiato trentenne: la Cina, il Vietnam, il Tibet, rivisitati con lenti bifocali che le consentono di sfumare il presente coi ricordi del passato, di stratificare la visione, di far emergere pezzi di memoria immergendoli in una dimensione più complessa. Teresa era partita per la Cina nel 1953, assieme al marito Franco Calamandrei, inviato dell’Unità a Pechino. Ci rimasero tre anni e lei lo affiancò come corrispondente per il “Nuovo Corriere”, “Paese Sera” e “NoiDonne”: una collaborazione in cui si rinnovava il legame di militanza combattente saldatosi nella Resistenza romana nello stesso gruppo dei GAP. Io ero partita con loro, avevo sei anni, e fui inserita nel sistema scolastico cinese, ricominciando dall’asilo, dato che ci si iscriveva alle elementari a sette anni. Vivevamo in un albergo al centro di Pechino, il Beifang Fandian, dove risiedevano anche molti altri corrispondenti stranieri o del “campo socialista” o di quotidiani “amici” come il Daily Worker. […] Poter testimoniare della costruzione di un nuovo paese socialista, assistendo ai primi passi della nuova Cina, è stata un’opportunità straordinaria, per di più assistiti e filtrati nei contatti dai compagni di un “partito fratello”, che ha condotto una guerra di Liberazione vittoriosa. La grande occasione è per entrambi, nel 1954, la copertura dell’ultima fase della guerra d’Indocina, dalla battaglia di Dien Bien Phu alla liberazione di Hanoi. E l’anno dopo viene il reportage sul Tibet, appena collegato alla Cina da una strada camionabile. Entrambe le esperienze verranno sintetizzate in libri, Guerra e pace nel Vietnam (Parenti 1956), e Rompicapo tibetano (Parenti 1958), il primo firmato solo da Franco, il secondo a doppia firma».

L’incontro con il Dalai Lama, 1955

Qual è, secondo te, l’eredità e l’attualità del pensiero e dell’azione di Maria Teresa Regard?

Teresa è stata una donna coraggiosa, sempre aperta a un pensiero interculturale, ma anche una donna d’azione che non si è mai data per vinta e fino agli ultimi anni. A Roma al Museo di via Tasso, nelle scuole e nel processo Priebke ha voluto trasmettere una memoria di impegno civile. Memorabile il suo confronto con Albertazzi in tv da Santoro, allora conduttore di Samarcanda, sui ragazzi di Salò, in cui perfino Fini dovette renderle omaggio. I ragazzi di oggi possono trarre molti insegnamenti dalla sua azione che ha sempre rifiutato gli stereotipi e ha combattuto anche per l’indipendenza culturale e sociale delle donne. Quando animava gli incontri era estremamente efficace e sapeva trasmettere emozioni e passioni. Mi ha sempre colpito quanto il su ricordo sia popolare, soprattutto tra le giovani donne. L’impegno di testimonianza contro Priebke l’ha molto provata, ma non si è mai sottratta alle memorie più dolorose e traumatiche che era costretta a rivivere e a rievocare, facendosi carico anche dei ricordi di chi non c’era più.

 

Spiaggia di Bei Dahe con Esther

Nota biografica

«Maria Teresa Regard nasce a Roma nel 1924. Alla morte del padre Pietro Regard, ufficiale medico, nel 1940 si impiega all’INAM, iscrivendosi alla facoltà di Lettere. Dopo il 25 luglio 1943 compie le prime azioni di volantinaggio. Nello stesso anno a settembre viene inquadrata nella terza zona dell’organizzazione comunista e a novembre entra nei GAP romani. Si distingue in varie azioni e sarà decorata con medaglia d’argento al valor militare. Nel gennaio 1944 viene arrestata e imprigionata a Via Tasso. Pochi giorni dopo la liberazione di Roma, il 13 giugno 1944, sposa Franco Calamandrei, conosciuto nei Gap. Nel 1946, si trasferisce a Milano dove lavora nella Federazione giovanile del PCI e collabora a traduzioni. Nel 1947 nasce la figlia Silvia. Dal 1950 al 1953 è corrispondente per Noi donne e il Nuovo Corriere a Londra, per poi spostarsi a Pechino dal 1953 al 1956, con corrispondenze anche dal Vietnam e dal Tibet. Nel giugno del 1956 rientra in Italia e nel 1957 riprende l’impiego all’INAM. Nel 1960 nasce la figlia Gemma. Negli anni ’70 è impegnata come sindacalista CGIL e rappresentante dei genitori nel Consiglio d’Istituto del Liceo Socrate. Nel 1982 muore il marito Franco, di cui cura negli anni ’80 la pubblicazione dei diari. Dal 1985 al 1996, oltre alle collaborazioni col settimanale Avvenimenti, scrive una serie di reportage per Paese sera. Collabora con il Museo di Via Tasso, l’Anpi, l’Istituto romano della Resistenza e nel 1996 è testimone al processo Priebke. Scrive un’autobiografia che verrà pubblicata postuma (Franco Angeli, 2010)”.

   

  Silvia Calamandrei

Nata a Milano nel 1947, laureata in storia contemporanea, diplomata in lingua e letteratura cinese, ha insegnato Lettere nella scuola media ed è stata funzionaria del Comitato economico e sociale dell’Unione europea a Bruxelles fino al 2005, come traduttrice e poi amministratrice su tematiche ambientali ed agricole, con un distacco nel 1998-99 all’Agenzia italiana per l’ambiente (Anpa). Dagli anni Ottanta è curatrice delle edizioni delle opere di Piero e Franco Calamandrei, ed ha tradotto opere letterarie e saggistiche dall’inglese, francese, neerlandese e cinese. Dal 2007 è Presidente della Biblioteca Archivio “Piero Calamandrei”, che sviluppa un’intensa attività di riordino di archivi del Novecento, di organizzazione di presentazioni e seminari e di eventi tematici sulla società e cultura cinese. Dal 2020 ha curato pubblicazioni in occasione del 50mo anniversario delle relazioni tra Italia e Cina, ricostruendo il viaggio del 1955 di una delegazione culturale italiana guidata da Piero Calamandrei: un’antologia del numero speciale del Ponte 1956 (“Il Ponte”, ottobre 2020), di cui è in stampa un’edizione cinese ed un album fotografico edito dalla Fondazione Museo storico del Trentino, Sguardi dal Ponte (2021). Nel 2021 ha pubblicato una memoria biografica Attraverso lo specchio: Cina andate e ritorni, partecipando a numerosi eventi di presentazione. Nel 2022 con ali&no editrice ha curato un epistolario 1943-44, Trame di cura, scritture femminili in tempo di guerra con epicentro Collicello, luogo di rifugio di Piero Calamandrei per nove mesi, in fuga da tedeschi e fascisti.